Nel rispetto della normativa vigente in ambito Europeo e nazionale, affinché un determinato materiale di “scarto” possa venire qualificato come materia prima seconda e non come rifiuto devono sussistere una serie di condizioni generali, ed essere rispettate altre condizioni addizionali specifiche per ciascun tipo di materiale.
Nel caso della sabbia di vetro, un sottoprodotto del processo di trattamento del rottame pronto forno, la normativa prescrive, tra i vari limiti, anche che il contenuto di particelle di ceramica nella frazione al di sotto di 1 mm, determinato per via gravimetrica dopo selezione ottica, sia inferiore a 1500 ppm.
Per tale determinazione non esiste ad oggi un metodo standardizzato o normato ufficiale, pertanto Stazione Sperimentale del Vetro in collaborazione con Co.Re.Ve. e Assovetro ha sviluppato e validato una apposita metodologia di prova, successivamente riconosciuta come Prassi di Riferimento dall’ente normativo italiano, UNI.
Tramite tale protocollo analitico è possibile valutare in modo affidabile il contenuto di particelle di ceramica nella sabbia, così da poter qualificare oggettivamente il materiale come materia prima seconda oppure come rifiuto.